IL CORAGGIO DI DIRE NO
Lea Garofalo, la fimmina che sfidò la schifosa ‘ndrangheta
di Paolo De Chiara

Il coraggio di dire No, Paolo De Chiara
IL CORAGGIO DI DIRE NO
La storia di Lea Garofalo. La fimmina che sfidò la schifosa ‘ndrangheta
Postfazione di Enrico FIERRO (Giornalista e scrittore)
– Nuova Edizione Aggiornata –
Tutti i particolari della drammatica vicenda che ha fatto piangere l’intero Paese.
IN ESCLUSIVA: la seconda lettera inedita scritta da Lea Garofalo
ALBUM FOTOGRAFICO: 36 foto di Lea, 36 foto su Lea
Con le testimonianze di Santina Miletta (madre di Lea), Marisa Garofalo (sorella di Lea), Madre Grata (madre Superiore Orsoline di Bergamo), Salvatore Dolce e Armando D’Alterio (magistrati), Francesca Ferrucci (tenente Carabinieri), Annalisa Pisano (primo avvocato di Lea), Angela Napoli e Giuseppe Lumia (parlamentari Antimafia), Giancarlo G. (l’amico di Campobasso) e D.U. (operatore 118 Campobasso).
Alla fine di questo racconto tragico, rimane una
grande amarezza. Siamo stati distratti, indifferenti, sordi, Lea ci chiedeva aiuto e noi – che pure ci riempiamo la bocca di parole e l’animo di indignazione nei convegni antimafia – non abbiamo voluto capire. “Ho bisogno di aiuto, qualcuno ci aiuti, please”. Si concludeva così la lettera che Lea inviò al Sig. Presidente della Repubblica il 28 aprile 2009. Lettera che però “non risulta essere pervenuta”, sul Colle più importante della Repubblica. Forse è così, ma un dato è certo: quelle parole non sono mai arrivate al nostro cuore, e della solitudine di Lea, della sua orrenda morte, siamo tutti un po’ responsabili.
L’Italia civile, democratica, l’Italia che chiama Falcone e Borsellino “Giovanni e Paolo”, l’Italia dello Stato che “sconfiggeremo le mafie”, nella vicenda tragica di Lea ha consentito che a vincere fosse la ‘ndrangheta.dalla postafazione di Enrico Fierro
Indice
LEA GAROFALO, IL CORAGGIO DI DIRE NO (2018)
PRIMA PARTE
1. Una giovane madre disperata
1.1 La lettera: «Ho bisogno di aiuto, qualcuno ci aiuti»
1.2 La risposta del Quirinale
1.3 La seconda versione inedita del memoriale
2. Una famiglia sterminata dalla ‘ndrangheta
2.1 Lea Garofalo e l’ambiente mafioso
2.2 L’episodio criminale
2.3 «Il sangue si lava con il sangue»
2.4 Fifì: figlio di boss, fratello di Lea
3. L’incontro con Carlo Cosco
3.1 Il covo degli ‘ndranghetisti a Milano
3.2 La scalata nella struttura criminale
3.3 Lea decide di lasciare Carlo Cosco
3.4 Le pressioni, le intimidazioni, la decisione di collaborare
4. La collaborazione con la Giustizia
4.1 «Non voleva morire quel bastardo»
4.2 Programma di protezione
4.3 Il traffico di droga
4.4 L’usura
4.5 Il gruppo criminale
5. La vendetta. Lea deve morire
5.1 L’episodio di Perugia
5.2 L’episodio di Bojano (Campobasso)
6. Il tentato sequestro di Campobasso
6.1 Il tecnico della lavatrice
6.2 Il ritorno a Pagliarelle
7. Firenze-Milano, solo andata
7.1 L’arrivo a Milano
7.2 Gli ultimi istanti di vita
8. Massimo Sabatino rompe il “giocattolo”
8.1 I soldi per pagare l’avvocato
8.2 La collaborazione di Salvatore Sorrentino
8.3 «… quei bastardi di merda …»
8.4 La conferma di Alberto Schiavone
9. Il metodo mafioso
9.1 Campobasso, 5 maggio 2009
9.2 La condanna definitiva
9.3 Vincenzo Minasi, il consigliori della ‘ndrangheta
10. Il corpo sciolto nell’acido
10.1 Milano, 24 novembre 2009
10.2 Salvatore Cappa, l’amico di Crivaro
11. Come si scioglie un corpo nell’acido
11.1 La consulenza del dottor Testi
11.2 L’esperimento e il sopralluogo
11.3 Sentimento criminale
12. Il processo, gli assassini e l’omertà
12.1 «Nessuna attenuante a questi vigliacchi…»
12.2 Gli ergastoli
13. Il coraggio di Denise
13.1 «Loro scherzavano e io stavo male»
13.2 «Quella faccia di cazzo in carcere»
14. Il cambio di strategia
14.1 Parole fuori posto
14.2 La resa dei conti
14.3 Il ritrovamento. I resti carbonizzati di Lea
15. Il corpo bruciato in un bidone
15.1 Il mandante «figlio di puttana» assiste all’esecuzione
15.2 Gli spostamenti
15.3 «La bastarda se n’era addunata»
15.4 «La testa praticamente non c’era più»
15.5 Le perizie: 2.810 frammenti ossei
16. Il processo d’Appello, il “raptus” e le condanne
16.1 Le dichiarazioni del manutengolo Carmine Venturino
16.1.1 Aprile 2009, Lea e Denise escono dal programma e rientrano a Pagliarelle
16.1.2 Il primo tentativo fallito
16.1.3 Maggio 2009, il tentativo di sequestro a Campobasso
16.1.4 Agosto 2009, Calabria, Pagliarelle
16.1.5 Novembre 2009, Lea e Denise arrivano nella tana del lupo
16.1.6 Lea e Denise separate a Milano
16.1.7 24 novembre 2009, «l’amu fatto»
16.1.8 Le chiavi del magazzino della morte
16.1.9 «Dovevamo ammazzare anche Denise»
16.2 Le dichiarazioni di Denise
16.2.1 Firenze, novembre 2009
16.2.2 Bergamo e la denuncia per l’auto bruciata
16.2.3 La festa di compleanno
16.3 Il “raptus” farlocco di Carlo Cosco
16.4 Le pene inflitte e le singole posizioni processuali
16.4.1 Massimo Sabatino: ergastolo
16.4.2 Carlo Cosco: ergastolo
16.4.3 Carmine Venturino, detto Pillera: 25 anni di reclusione
16.4.4 Vito Cosco, detto Sergio: ergastolo
16.4.5 Rosario Curcio: ergastolo
16.4.6 Giuseppe Cosco, detto Smith: assolto
17. La Cassazione e il Paese del “giorno dopo”
17.1 Lea Garofalo diventa credibile dopo la sua morte
SECONDA PARTE
18. Le Testimonianze
18.1 Santina Miletta, la madre
18.2 Marisa Garofalo, la sorella
18.3 Madre Grata, superiora Orsoline di Bergamo
18.4 Salvatore Dolce, magistrato
18.5 Armando D’Alterio, magistrato
18.6 Francesca Ferrucci, tenente carabinieri
18.7 Annalisa Pisano, avvocato
18.8 Angela Napoli, parlamentare
18.9 Giuseppe Lumia, parlamentare
18.10 Giancarlo G., l’amico di Campobasso
18.11 D.U., operatore 118 Campobasso
Postfazione di Enrico FIERRO
TERZA PARTE
Documentazione fotografica: 36 anni di Lea, 36 immagini su Lea
APPENDICI
Appendice 1. L’esempio delle donne
Appendice 2. Sdisonorate, le mafie uccidono le donne. Il dossier
Appendice 3. La musica dedicata a Lea Garofalo, i testi
Le FONTI
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