I PREMI SI CONQUISTANO INSIEME… GRAZIE A TUTTI VOI.
IO HO DENUNCIATO. La drammatica vicenda di un testimone di giustizia italiano. Tratto dall’omonimo romanzo di Paolo De Chiara.
Gli ATTORI: Dario Inserra, Simona Di Sarno, Matteo De Buono, Matteo Lombardi, Cristian Moroni, Marilù De Nicola, Salvatore Grimaldi, Federio Baldini, Umberto Vita, Luca Mazzara, Roberta Conti, Marisa Lenzo, Marisa Vagnarelli, Silviu Ioan, Paolo Leoncavallo, Rita Lo Nardo, Fabrizio Barbato, Massimiliano Crocetti,, Federico Moro, Silvia Terriaca. SOGGETTO E SCENEGGIATURA: Paolo De Chiara AIUTO REGIA: Riccardo Trentadue SUONO IN PRESA DIRETTA: Sandro Chillemi MUSICHE ORIGINALI: Francesco Balzano e Lips Desire MAKE UP ARTIST: Jessica Reitano SEGRETARIA DI EDIZIONE: Michela Caprio Una produzione CinemaSet REGIA: Gabriel Cash Genere: Drammatico, Italia 2019
GRAZIE DI CUORE #lettori «Ho finito di leggere il suo libro “TESTIMONI DI GIUSTIZIA”. Congratulazioni! Sono venuta a conoscenza di realtà veramente drammatiche dal punto di vista personale, familiare, di instabilità emotiva, psicologica, lavorativa. Il suo è stato un racconto così minuzioso, accurato, documentato delle vicende di alcuni testimoni di giustizia, che leggendo sembrava viverle. Concordo con quanto sottolineato nel testo, costoro sono vittime… Ahimè… delle “mafie”.
Uomini e donne che sono stati GRANDI nel difendere la loro dignità, onestà e libertà… Che amarezza però… Questo loro coraggio di denunciare e quindi ribellarsi alle estorsioni subite dai malavitosi o alle regole dell’essere nati in una famiglia mafiosa (il vissuto di Lea Garofalo o della Cacciola, mamme coraggio per me) è stato ricompensato con l’essere lasciati Soli, ABBANDONATI da chi invece doveva tutelarli in toto… Le Istituzioni a cui loro si sono affidate.» #testimonidigiustizia
Arrivato oggi, ho impiegato 2 ore circa a leggerlo tutto d’un fiato, ad un certo punto avevo la vista annebbiata dalle lacrime, una testimonianza unica, di facile lettura e comprensione, l’autore Paolo De Chiara, a mio avviso, lo ha scritto per farlo leggere a tutti i cittadini e, sempre secondo me, è da proporre come testo di educazione civica
BOLOGNA, 24 febbraio CASTEL DI SANGRO, 6 marzo MARTINA FRANCA, 9 marzo CAPO D’ORLANDO, 15 marzo ROMA, marzo CATANZARO, 12 aprile MILANO, 4maggio PARMA, 25 maggio #iohodenunciato
Un imprenditore italiano subisce, per tanti anni, l’arroganza criminale da parte di due clan di Cosa nostra: usura, estorsioni, violenze fisiche e morali. La sua storia è emblematica ed unica nel suo genere. Dopo una fortissima crisi interiore e un profondo senso di smarrimento denuncia gli aguzzini mafiosi. L’uomo entra in un mondo totalmente sconosciuto, viene trasferito in località protetta insieme ad una parte della sua famiglia. Anni di privazioni, difficili da sopportare. Estirpato dal suo territorio, perde il contatto con la sua terra, con i suoi amici, con il suo mondo lavorativo. Deve far perdere le sue tracce, diventare invisibile per scampare ad una condanna a morte sancita dai criminali senza scrupoli. Una vita da recluso, per aver compiuto il proprio dovere. I continui trasferimenti in diverse città italiane mettono a dura prova le sue certezze. Lo smarrimento, la destabilizzazione, la disperazione cominciano a convivere quotidianamente con la sua nuova vita.
Le accuse del testimone contro i clan sono devastanti per l’organizzazione: arresti, processi, condanne, dopo un lungo travaglio e un percorso pieno di ostacoli, disseminati non solo dagli uomini del malaffare.
Esiste un abisso tra i testimoni di giustizia e i collaboratori: sono due figure completamente diverse. I cosiddetti ‘pentiti’, termine senza alcun tipo di significato, hanno fatto parte delle organizzazioni criminali e nella maggior parte dei casi sono degli assassini sanguinari che hanno deciso di “saltare il fosso” per motivi di mero opportunismo, legato alla riduzione della pena inflitta; i testimoni, al contrario, sono dei cittadini onesti, senza legami con le mafie: hanno denunciato per l’alto senso di giustizia e legalità. Hanno visto, hanno sentito, hanno toccato con mano, hanno subìto. Hanno avuto il coraggio di ribellarsi.
IO HO DENUNCIATO è una rappresentazione realistica delle tante problematiche riferite e denunciate da chi ha speso la propria vita nella lotta contro il male. La vicenda umana raccontata tocca le corde più delicate della sua esistenza: la disperazione, le paure, le incertezze, le pressioni, i rapporti con la famiglia, con gli amici, con i parenti. I legami lavorativi distrutti. La scelta forzata di abbandonare la propria terra, provando a costruire con fatica una nuova esistenza, completamente slegata dalla precedente. Il testimone scivola velocemente in un vortice infernale, perde la sua dignità, la sua identità e la sua libertà.
Una vita devastata, reinventata, pianificata, studiata a tavolino.
La storia narrata nel libro IO HO DENUNCIATO, liberamente ispirata alla vicenda realmente accaduta all’imprenditore italiano, è stata scritta per raccogliere il grido disperato d’aiuto, per far emergere le positività ma, soprattutto, le tante difficoltà che devono affrontare e subire i testimoni di giustizia italiani, assieme alle loro famiglie; per migliorare un sistema che presenta carenze significative nella salvaguardia di chi ha denunciato le mafie; per portare molte altre persone a denunciare.
È un dovere testimoniare, ma è un diritto essere tutelati e rispettati. Il protagonista ha vinto la sua battaglia, è riuscito a guadagnarsi la sua libertà. Ma quanti mancano ancora all’appello?
L’ultimatum del testimone di giustizia Cosimo Maggiore: “Mi hanno lasciato solo”
di Paolo De Chiara
“Nella mia azienda non entrerà nessuno. Io non sono come loro, sono una persona perbene. Ho ricevuto una proposta indecente: fare un accordo con la mafia. Cosa devo fare per uscire da questa drammatica situazione? Devo rivolgermi ad un usuraio? Devo fare il gioco dei mafiosi che ho denunciato? Devo vendere la mia anima al diavolo, alla Sacra Corona Unita? Non ho ritirato le mie denunce, neanche dopo le innumerevoli pressioni. Ho mandato in galera i miei estorsori. Continuerò su questa strada, sino alla fine. Sino alla morte”. Cosimo Maggiore, il testimone di giustizia che ha sfidato la mafia pugliese, è determinato, fermo sulle sue posizioni. “Meglio la morte, che perdere la dignità”. Non vuole e non cerca compromessi. Abbiamo già raccontato la sua drammatica storia (Il Testimone di giustizia abbandonato dallo Stato, restoalsud.it), ma nulla è cambiato. Cosimo è un imprenditore (si occupava di infissi), vive a San Pancrazio, in provincia di Brindisi, dove risiede la figlia del capo di Cosa Nostra, Totò Riina. Ha avuto il coraggio di dire no nel suo territorio, stretto da una morsa mortale, quella della Sacra Corona Unita, la mafia sotterranea, di cui pochi si occupano. Una delle mafie più pericolose presenti in Italia, che opera nel silenzio e nel disinteresse generale. Maggiore ha rotto questo muro di omertà, ha denunciato, ha testimoniato. Ha indicato con il dito i suoi aguzzini, ha fatto i nomi e i cognomi. Ha permesso allo Stato di condannare questi pericolosi delinquenti, assassini senza scrupoli. “Grazie alle mie dichiarazioni lo Stato si è imposto con la legge, con la legalità. Ora lo stesso Stato mi ha lasciato solo. Oggi (lunedì 12 gennaio 2015, ndr) entreranno nel mio capannone, messo all’asta per il mancato rispetto di una legge dello Stato (legge 44 del 1999, ‘Disposizioni concernenti il Fondo di solidarietà per le vittime delle richieste estorsive e dell’usura’), ma io non rinuncerò a lottare. Dovranno prima uccidermi”. Dopo le denunce è iniziato il suo percorso ad ostacoli. “Sto combattendo la mia battaglia anche contro le Istituzioni”. Poco attente, distratte e insensibili, soprattutto nei confronti dei testimoni di giustizia, che non hanno nulla a che fare con i collaboratori. Due figure diverse: i primi, semplici cittadini che hanno fatto il proprio dovere attraverso la denuncia; i secondi, già appartenenti a consorterie mafiose (definiti anche ‘pentiti’) e con dei reati sulle spalle. “Ho scritto al presidente della Repubblica, al Ministro degli Interni, al Presidente del Tribunale di Brindisi, al Generale dei Carabinieri. L’Arma è l’unica Istituzione che mi è stata vicina. Gli altri non hanno risposto ai miei appelli, al mio grido di aiuto”. Ma perché il capannone di Maggiore è andato all’asta? Non è riuscito a pagare i suoi creditori, “nemmeno il giudice civile ha accettato la sospensione (articolo 20, legge 44 del ’99)”. L’asta è stata vinta da un unico partecipante “legato alla criminalità. Ho chiesto informazioni, un mio amico mi ha riferito dei legami di sangue con Roberto Maci, fratello di Vito, appartenente alla delinquenza locale. Sono stanco di combattere inutilmente, la mia scelta è stata fallimentare. Ogni volta che rilascio un’intervista devo subire anche le pressioni di alcuni soggetti. Mi arrivano anche continui messaggi per le cose che scrivo quotidianamente su Facebook. Ho tutti contro, maledetto il giorno che ho denunciato”. Cosimo ha tentato anche la strada del dialogo con il “prestanome”. Tutto inutile. “Ho visto l’ufficiale giudiziario salire sulla macchina del boss della Scu, denunciato da me e condannato a due anni di carcere. Non mi sento più un testimone di giustizia, ma una vittima dello Stato”. Il testimone di giustizia pugliese è sconfortato, ha perso fiducia. Il dovere di ogni cittadino è denunciare, sempre e comunque. Costi quel che costi. L’unica arma è allearsi con lo Stato, almeno per mettere i bastoni tra le ruote a questi ripugnanti delinquenti. Cosimo Maggiore è pentito della sua scelta, porta avanti da solo la sua battaglia. “Per entrare dovranno chiamare un fabbro. La mia reazione dipenderà dalle loro azioni. Mi farò ammazzare, meglio morto che senza dignità”.
IO HO DENUNCIATO, (Romanzi Italiani)
Un imprenditore italiano subisce, per tanti anni, l’arroganza criminale da parte di due clan di Cosa nostra: usura, estorsioni, violenze fisiche e morali. La sua storia è emblematica ed unica nel suo genere. Dopo una fortissima crisi interiore e un profondo senso di smarrimento denuncia gli aguzzini mafiosi. L’uomo entra in un mondo totalmente sconosciuto, viene trasferito in località protetta insieme ad una parte della sua famiglia. Anni di privazioni, difficili da sopportare. Estirpato dal suo territorio, perde il contatto con la sua terra, con i suoi amici, con il suo mondo lavorativo. Deve far perdere le sue tracce, diventare invisibile per scampare ad una condanna a morte sancita dai criminali senza scrupoli. Una vita da recluso, per aver compiuto il proprio dovere. I continui trasferimenti in diverse città italiane mettono a dura prova le sue certezze. Lo smarrimento, la destabilizzazione, la disperazione cominciano a convivere quotidianamente con la sua nuova vita.
di Paolo De Chiara, Romanzi Italiani, 2019
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WordNews.it
Paolo De Chiara
Giornalista, scrittore, sceneggiatore.
Fondatore e direttore della Testata online WordNews.it.
È nato a Isernia, nel 1979.
In Molise ha lavorato con gran parte degli organi di informazione (carta stampata e tv), dirigendo riviste periodiche di informazione, cultura e politica. Si dedica con passione, a livello nazionale, alla diffusione della Cultura della Legalità all’interno delle scuole.
Nel 2012 ha pubblicato «Il Coraggio di dire No. Lea Garofalo, la donna che sfidò la ‘ndrangheta» (Falco Ed., Cosenza); nel 2013 «Il Veleno del Molise. Trent’anni di omertà sui rifiuti tossici» (Falco Ed., Cosenza), vincitore del Premio Nazionale di Giornalismo ‘Ilaria Rambaldi’; nel 2014 «Testimoni di Giustizia. Uomini e donne che hanno sfidato le mafie» (Perrone Ed., Roma); nel 2018 «Il Coraggio di dire No. Lea Garofalo, la fimmina che sfidò la schifosa 'ndrangheta» (Treditre Ed., Avezzano); nel 2019 «Io ho denunciato. La drammatica vicenda di un testimone di giustizia italiano» (Romanzi Italiani).
Ha collaborato con Canal + per la realizzazione del documentario «Mafia: la trahison des femmes», Speciàl Investigation (MagnetoPresse). Il documentario è andato in onda in Francia nel gennaio del 2014.
https://www.youtube.com/feed/my_videos
«IL CORAGGIO di DIRE NO», 2012
La donna che sfidò la 'ndrangheta
«IL VELENO del MOLISE», 2013
Trent'anni di omertà sui rifiuti tossici, Falco Ed., 2013
Premio ‘RAMBALDI’, 2014
PREMIO GIORNALISTICO NAZIONALE per IL VELENO DEL MOLISE, Lanciano (Chieti), 11 aprile 2014
«TESTIMONI di GIUSTIZIA», 2014
Uomini e Donne che hanno sfidato le mafie, Perrone Ed., 2014
«IL CORAGGIO DI DIRE NO» (Nuova edizione aggiornata, 2018)
La fimmina che sfidò la schifosa 'ndrangheta.
«IO HO DENUNCIATO», 2019
La drammatica vicenda di un testimone di giustizia italiano.
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IO HO DENUNCIATO, (Romanzi Italiani)
Un imprenditore italiano subisce, per tanti anni, l’arroganza criminale da parte di due clan di Cosa nostra: usura, estorsioni, violenze fisiche e morali. La sua storia è emblematica ed unica nel suo genere. Dopo una fortissima crisi interiore e un profondo senso di smarrimento denuncia gli aguzzini mafiosi. L’uomo entra in un mondo totalmente sconosciuto, viene trasferito in località protetta insieme ad una parte della sua famiglia. Anni di privazioni, difficili da sopportare. Estirpato dal suo territorio, perde il contatto con la sua terra, con i suoi amici, con il suo mondo lavorativo. Deve far perdere le sue tracce, diventare invisibile per scampare ad una condanna a morte sancita dai criminali senza scrupoli. Una vita da recluso, per aver compiuto il proprio dovere. I continui trasferimenti in diverse città italiane mettono a dura prova le sue certezze. Lo smarrimento, la destabilizzazione, la disperazione cominciano a convivere quotidianamente con la sua nuova vita.
di Paolo De Chiara, Romanzi Italiani, 2019
SPECIALE PINO PINELLI/Seconda parte. L’Italia delle STRAGI e dei SEGRETI DI STATO, dicembre 1969. L’INTERVISTA a Silvia Pinelli, la figlia della staffetta partigiana. Il ferroviere anarchico innocente, “precipitato” dal quarto piano della questura di Milano. «Sono 51 anni che chiediamo di sapere. Ci sono delle persone che sanno e che sono ancora vive. So che […]
SPECIALE PINO PINELLI/Parte prima. L’Italia delle STRAGI e dei SEGRETI DI STATO, dicembre 1969. L’INTERVISTA a Silvia Pinelli, la figlia della staffetta partigiana. Il ferroviere anarchico innocente, “precipitato” dal quarto piano della questura di Milano. «Io e mia sorella (Claudia, nda) verso le 20:00 arriviamo a casa, contente, perché pensavamo che ci fosse nostro padre. […]
L’INTERVISTA. Parla l’avvocato Enzo Iacovino, da sempre impegnato sul fronte dei diritti e delle battaglie civili. Lo abbiamo contattato per affrontare l’annoso problema della sanità molisana e la relativa situazione emergenziale: «La Regione Molise ha fallito, così come ha fallito la sanità molisana nella gestione dell’emergenza. La politica regionale non racconta la verità dei fatti». […]
Lo Stato italiano è stato una dittatura feroce che ha messo a ferro e fuoco l’Italia meridionale e le isole, squartando, fucilando, seppellendo vivi i contadini poveri che scrittori salariati tentarono d’infamare col marchio di briganti. Antonio Gramsci
IO HO DENUNCIATO, (Romanzi Italiani)
Un imprenditore italiano subisce, per tanti anni, l’arroganza criminale da parte di due clan di Cosa nostra: usura, estorsioni, violenze fisiche e morali. La sua storia è emblematica ed unica nel suo genere. Dopo una fortissima crisi interiore e un profondo senso di smarrimento denuncia gli aguzzini mafiosi. L’uomo entra in un mondo totalmente sconosciuto, viene trasferito in località protetta insieme ad una parte della sua famiglia. Anni di privazioni, difficili da sopportare. Estirpato dal suo territorio, perde il contatto con la sua terra, con i suoi amici, con il suo mondo lavorativo. Deve far perdere le sue tracce, diventare invisibile per scampare ad una condanna a morte sancita dai criminali senza scrupoli. Una vita da recluso, per aver compiuto il proprio dovere. I continui trasferimenti in diverse città italiane mettono a dura prova le sue certezze. Lo smarrimento, la destabilizzazione, la disperazione cominciano a convivere quotidianamente con la sua nuova vita.
di Paolo De Chiara, Romanzi Italiani, 2019
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